La Fisioterapia Integrale
Marcel Jousse, gesuita ed antropologo francese faceva un’affermazione molto interessante: “bisogna sviluppare una metodologia basata sulla presa di coscienza di uno strumento vivente, il gesto umano. Questo strumento si elabora istintivamente in ciascuno di noi e si affina man mano che noi ne prendiamo una più chiara coscienza. Per meglio conoscersi bisogna ben osservarsi. Il vero laboratorio è un osservatorio di sé stesso ed è un duro lavoro imparare a vedersi. Bisogna quindi creare dei laboratori di presa di coscienza.” Creare dei laboratori di coscienza.
Molto spesso un paziente che viene da me per un dolore alla schiena o al collo, è un paziente che non sempre presenta una sofferenza oggettiva, ovvero, non sempre l’esame diagnostico eseguito o l’esame obbiettivo coincidono con il sintomo del paziente. Per esempio, alcune persone hanno una sciatalgia acuta che la risonanza magnetica invece evidenzia come lieve protrusione discale; oppure un dolore alla spalla che non evidenzia uno stress particolare dei tendini; oppure una esofagite da reflusso che non presenta una causa organica, ecc. Ecco allora che il paziente va ascoltato più in profondità e con maggior attenzione. Questo richiede tempo. Si tratta di un ascolto attraverso il corpo, attraverso i punti di tensione, il blocco diaframmatico, la postura, l’atteggiamento, le cose non dette, ecc. Frequentemente accade che, toccando alcuni punti dolorosi di cui il paziente non è consapevole, in quel momento la persona comincia a comprendere quanto si è trascurata, quanto sta in disfunzione quel distretto - ed attraverso un processo di consapevolezza e lavoro su di sé - quale emozioni sono bloccate, che stile di vita sta assumendo, che relazione ha con se stesso, quali automatismi si attivano, ecc. Ecco che il setting fisioterapico diventa un laboratorio di presa di coscienza.
Ogni paziente viene con una storia alle spalle, con una situazione personale che nel momento richiede di essere ascoltata e compresa, elaborata e rigenerata a vari livelli. Molto spesso dietro un dolore c’è una frustrazione, un’insoddisfazione, delle paure, un’immagine di sé non accettata, delle difficoltà a prendere delle decisioni, resistenza al cambio, ecc. Molto spesso sono situazioni che la persona non riesce a verbalizzare, a elaborare, né quantomeno a esserne consapevole. Ecco che il corpo diventa la spugna che assorbe queste tensioni: la muscolatura resta contratta, il diaframma si chiude, le spalle e la testa escono dal baricentro e cadono in avanti, le articolazioni si comprimono, il corpo produce costantemente noradrenalina e cortisolo, ormoni che causano infiammazione e stress, ecc. Tutto ciò avviene perché l’organizzazione corporea é strettamente influenzata dalla psiche e viceversa. Il sintomo quindi può esprimere un malessere più globale e più profondo. Perciò, durante il trattamento riabilitativo si cerca continuamente di aiutare il paziente a prendere coscienza di questa interrelazione, ristabilendo un contatto intimo con il proprio corpo, partendo dal respiro e dalle sensazioni corporee. Non é facile, sono molte le resistenze che vengono fuori. C’é una fuga continua dal corpo e dal respiro, un vagare compulsivo tra i pensieri della mente o tra le mille attività quotidiane. È necessario invece ristabilire il contatto con se stessi, attraverso l’osservazione, l’attenzione e la presenza consapevole. Semplicemente stare, respirare, ascoltare il corpo, osservare i pensieri e le immagini che vengono fuori, senza coinvolgersi. Tornare ogni volta al respiro e al corpo. Verbalizzare il processo.
Insegnare a sviluppare la respirazione addominale inferiore è un elemento essenziale per lasciare progressivamente le tensioni psicologicheemozionali e corporee che si esprimono attraverso blocchi toracici superiori (es. ansia, iperattività, incapacità ad essere se stessi). E’ difficile comprendere fino in fondo il beneficio di una respirazione addominale inferiore: solamente attraverso la pratica si prende coscienza di come essa generi fiducia in se stessi, tenerezza, quiete. Questa respirazione addominale rilassa il cingolo scapolare, sede delle paure e del sovraccarico di responsabilità, apre la zona addominale chiusa dalla continua iperattività che esprime fuga da qualcosa. La liberazione delle tensioni scapolari permette dunque di curare le contratture di compenso della regione lombare che favoriscono l’insorgenza di patologie come l’ernia discale, la stenosi, le lombalgie comuni, ecc. Insomma, si tratta di un approccio multidisciplinare che integra le tecniche di terapia manuale e di ginnastica posturale globale con tecniche psicocorpore, la Mindfulness, il focusing, la meditazione zen, la psicoterapia, la nutrizione. In effetti se in alcuni casi si richiede al paziente di integrare il processo riabilitativo con alcune sedute di accompagnamento con uno psicoterapeuta, in altri casi si invita la persona a partecipare agli incontri di meditazione che attraverso il silenzio interiore favoriscono il contatto con sé stessi, sciolgono le paure e generano fiducia. In altri ancora, si suggerisce un regime alimentare corretto e uno stile di vita che integri attività creative e ludiche.
Questo approccio multidisciplinare ancora non è entrato nella mentalità comune, sia dei pazienti che nei percorsi formativi universitari. Assistiamo ad una transizione che porta verso un cambio di paradigma del sistema di prevenzione e cura in ambito sanitario. Tuttavia, esso rappresenta l’approccio più completo che offre risultati permanenti ed efficaci a tutti i livelli della persona, in quanto stimola dei cambiamenti profondi che nascono dalla consapevolezza e dall’ascolto del paziente e che a loro volta generano dopamina, serotonina ed endorfina, quindi benessere, fiducia e tenerezza verso se stessi. Autoguarigione.
In questo nuovo approccio multidisciplinare è determinante la relazione terapeutica tra paziente e terapista. Si tratta di passare da una relazione passiva in cui il paziente scarica il problema sul terapista chiedendole di risolverlo nel minor tempo possibile senza la sua partecipazione, ad una relazione in cui si istaura complicità, empatia, dialogo, feedback, libertà di espressione, fiducia, pazienza, work in progress. Ciò implica che il terapista sia in formazione continua per migliorare le proprie competenze; ma soprattutto che sia in contatto con sé stesso, che abbia lavorato su di sé a tutti i livelli (fisico, psichico e spirituale), per poter svolgere la funzione di “contenitore” e di “specchio” nel setting terapeutico. Il terapista deve aver sviluppato l’intuizione per cogliere la matrice del problema e la capacità di porre le giuste domande al momento giusto. Un terapista che sta a suo agio nella propria pelle e con una buona capacità di silenzio interiore, avrà una capacità di ascolto molto profondo e fungerà da cassa di risonanza che trasmette serenità, energia, visione, consapevolezza, apertura, novità, responsabilità verso se stessi e verso la vita che si è chiamati a vivere. Umiltà. In sintesi, tecnica e qualità umana sono ingredienti indispensabili ed interdipendenti nel nuovo paradigma.
Informazioni Aggiuntive
La Fisioterapia Integrale a Roma offre una vasta gamma di servizi tra cui: Fisioterapia a domicilio, Ginnastica Posturale, Tecarterapia, Linfodrenaggio, Massoterapia, Riabilitazione post-chirurgica, Riabilitazione per la terza età, prevenzione e consapevolezza di sé, psicologia del corpo, corsi di meditazione e mindfulness attraverso un approccio innovativo e multidisciplinare.
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