Sei affamato o Vuoto?

Hai problemi col cibo? Mangi in modo compulsivo? Riesci a sentire i sapori e a gustare quello che mangi?
Molta gente lotta con i propri abiti alimentari ogni giorno, però spesso i problemi legati al cibo hanno cause la cui origine è del tutto diversa.
La società odierna è fortemente ossessionata dall’aspetto fisico e dalla linea, dall’insoddisfazione della propria immagine corporale, da una varietà di diete e stili alimentari. Secondo il CDC, il 36.5% della popolazione soffre di obesità, e circa 30 milioni di persone, secondo National Eating Disorders Association, soffrono di disturbi alimentari.
Recenti studi sostengono che c’è una stretta relazione tra sfera emotiva e cibo. Secondo l’eziogenesi della Childhood Emotional Neglect (CEN), sono in crescita coloro che ignorano i propri sentimenti, che ne perdono il contatto. Purtroppo quando la relazione con i propri sentimenti ed il proprio corpo è perturbata, anche la relazione con il cibo è alterata.
In particolare, sentendo sentimenti di vuoto, noia, tristezza, rabbia, essi vengono immediatamente rifiutati, buttati fuori da sé in modo inconsapevole, quindi non vengono elaborati. È lo stesso meccanismo di un bimbo i quali sentimenti non sono stati accolti nella propria infanzia.
Per molti il senso di vuoto diventa più doloroso che il dolore stesso. Si percepisce come se si stia perdendo qualcosa di profondo ed intenso, per cui si attiva automaticamente l’impulso di provare a riempirlo per evitare di sentirlo di più, cosicché ingerire cibo diventa un sistema facilmente accessibile e immediatamente gratificante.
Mangiare quando ci si sente vuoti è un impulso che sta fuori dal proprio campo di consapevolezza, ma purtroppo, quando la gratificazione svanisce, di nuovo ricomincia la sensazione di vuoto.
Ma prima si ha la sensazione di aver mangiato più di quello di cui si aveva bisogno!
Quello che manca è il senso di prendersi cura di sé e la capacità di essere disciplinati. È importantissimo imparare a prendere coscienza dei propri sentimenti e prestare attenzione a se stessi.
Si può conoscere l’alimentazione sana, ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male, ma poi quando si presenta la sensazione di vuoto, di noia, di rabbia, di tristezza, rimane difficile gestire l’impulso che porta a “riempire” questa sensazione con il cibo.
In questo caso è venuta a mancare la capacità di auto compassione che permetterebbe di gestire i sentimenti dolorosi quando aumentano. Auto compassione significa la capacità di riconoscere quel senso di vuoto, accoglierlo, ascoltarlo e rispondergli in modo adeguato senza compensare col cibo. Torna quindi l’importanza di porre attenzione a ciò che si sta sentendo, l’importanza di rifare contatto con i propri sentimenti e col proprio corpo.
La pratica della meditazione ed anche i percorsi di Mindfulness aiutano ad avvicinarsi al mondo interno delle sensazioni corporali ed emotive - in questo caso soprattutto quelle sgradevoli - aiutano a fare contatto per permettere di esserne abitati, provando poi a dare nuove risposte, nuove espressioni e significati.
È possibile quindi migliorare la propria relazione con il cibo a partire da un percorso di consapevolezza e conoscenza di sé.
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